Ineos, Chris Froome: “È stata davvero molto dura, anche mentalmente era altrettanto difficile. Ora non ho più dolori”
Chris Froome rivela di aver subito un terzo intervento nel mese di dicembre relativo all’infortunio subito al Giro del Delfinato. Nelle prime settimane dell’ultimo mese della passata stagione, il Keniano Bianco si è dovuto sottoporre ad un ulteriore intervento, oltre ai due programmati, in seguito ad una infezione ai punti interni che gli erano stati applicati durante la rimozione delle placche metalliche nel precedenti intervento, svoltosi a novembre. Una spiegazione dunque ai ritardi di cui vi avevamo riportato nella sua preparazione, quando fu costretto a tornare a casa anticipatamente dal ritiro con la squadra. Passato dal riuscire a malapena a camminare, restando a lungo allettato e poi costretto a deambulare in sedia a rotelle, il leader storico del Team Ineos ricorda le grandi difficoltà di un percorso che solo in questi giorni, con la partecipazione all’UAE Tour, sembra avviarsi verso la conclusione.
“È stata dura, davvero molto dura – spiega a cyclingnews, riferendosi in particolare a quando ha dovuto imparare di nuovo a camminare dopo la terribile frattura al femore per la quale ha subito l’impianto di una placca metallica che resterà per sempre – Non è qualcosa a cui pensi finché non ti ritrovi a doverlo fare. Dopo settimane costretto a letto e altre settimane su una sedia, camminare era così difficile. È stato più complicato che tornare in bici. In bici mi sono sentito naturale ed è stato abbastanza facile, ma la parte più difficile di tutta la riabilitazione è stato tornare a camminare normalmente”.
Un periodo molto difficile, fisicamente, ma ovviamente anche da un punto di vista psicologico: “Mentalmente era altrettanto difficile. Quando riuscivo a malapena a camminare, pensare di poter tornare ad essere un ciclista professionista sembrava così lontano… ma è incredibile quello che il corpo riesce a fare e come può recuperare”.
Se il peggio è ormai alle spalle, la strada è comunque ancora lunga per tornare ad essere all’altezza del corridore che era e che vuole ancora essere. Lo ha dimostrato ieri, soffrendo in una tappa abbastanza semplice, ma era qualcosa di chiaramente già previsto e che non deve stupire nessuno. “Mi sento bene e non ho dolori, ma sono otto mesi che non corro – commenta – So di aver ancora bisogno di correre, ma per una prima corsa sono molto felice di come le gambe girano e della condizione. Cerco semplicemente di fare il mio lavoro per la squadra”.
Un ruolo ovviamente in cui non siamo più molto abituati a vederlo, ma che al momento è perfetto per lui. “Continuare a migliorare mi dà grandi motivazioni – conclude – Questo per me è solo l’inizio e sono molto contento di come sono andate le cose sinora. Ho ancora molto da fare, ma come ho detto prima che la corsa iniziasse, questo per me è solo un test”.
Per il momento il suo calendario non è stato precisato, ma quel che è certo è che non parteciperà al Giro di Sicilia, come Mauro Vegni si era augurato, visto che il Team Ineos non è fra le squadre iscritte. Ma prima di affrontare una nuova corsa, per lui è già previsto un nuovo ritiro in Europa, in seguito al quale probabilmente verrà presa la decisione definitiva riguardo un suo calendario di approccio verso il grande obiettivo, quel Tour de France che vuole vincere per la quinta volta.
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